L’abbiamo ripetuto più volte: adottare Agile richiede un forte impegno e l’assunzione di responsabilità da parte di ogni membro del Team, affinché ne abbracci pienamente le fondamenta e la “fatica” di essere parte di qualcosa di più ampio che ha
Ma si è davvero pronti, singolarmente, ad essere Agili?
Ebbene, trovo estremamente interessate il Responsibility Process Model, definito da Christopher Avery e Bill McCarley:
Responsibility |
Owning your ability and power to create, choose, and attract |
Quit |
Giving up to avoid the pain of Shame and Obligation |
Obligation |
Doing what you have to instead of what you want to |
Shame |
Laying blame onto oneself (often felt as guilt) |
Justify |
Using excuses for things being the way they are |
Lay Blame |
Holding others at fault for causing something |
Denial |
Ignoring the existence of something |
Che aiuta a prendere coscienza delle proprie capacità e gestire efficacemente le attività, ed i problemi, a cui quotidianamente si va incontro.
Pensateci un attimo: quante volte è capitato di arrivare in ritardo ad una riunione e sentirsi in dovere di giustificarsi? “Scusate, ho fatto tardi perché ho trovato l’autostrada bloccata”.
Avery e McCarley hanno evidenziato come sia possibile individuare 7 stati di “responsabilità” (bottom-up, tabella precedente) che cercheremo di spiegare raccontando una tipica giornata lavorativa con diversi imprevisti:
- - Denial: la reazione più comune ed istintiva in cui si cerca di ignorare completamente la cosa. Esco di casa e non trovo le chiavi: “che fine hanno fatto le mie chiavi?” e non “le mie chiavi non sono al solito posto perché, probabilmente, le ho messe da qualche altra parte e devo cercare di ricordarmi dove”;
- - Lay Blame: in questo secondo stadio, dove non è possibile negare il fatto, si tenta di incolpare qualcun altro del problema: “cara, hai spostato le mie chiavi?” invece di: “cara, ha visto dove ieri sera ho lasciato le chiavi?”;
- - Justify: si cerca di giustificarsi anche quando, probabilmente, non sarebbe necessario. Infatti siamo portati a dire: “Scusate, ho fatto tardi perché ho trovato l’autostrada bloccata” invece che “Scusate per il ritardo”;
- -Shame: in questo caso ci si vergogna di quanto accaduto e ci sente vittima del sistema (per non dire del mondo) ritenendo indotti i fattori del nostro errore e di conseguenza fuori dalla nostra portata: “Purtroppo funziona così” invece che “Ho sottovaluto una situazione che richiedeva più attenzione”;
- - Obligation: in questo stadio si giustifica un’azione evidenziando che si è obbligati a farla. Ci troviamo quindi difronte a: “Scusami, ma devo accompagnare il mio capo ad una cena con dei clienti” piuttosto che “Accompagno il capo ad una cena con i clienti perché ritengo sia utile per la mia posizione”. In fondo, nessuno può obbligarci realmente a fare cose che non vogliamo, anche se inconsciamente crediamo il contrario, ma dobbiamo essere consapevoli che è una nostra scelta;
- - Quit: la maturità raggiunta permette di affrontare le proprie responsabilità senza la paura di vergognarsi ed essere obbligati a giustificarsi. Avremo quindi uno scenario del tipo: [nonostante avevo dimenticato le chiavi e ho sottovalutato il traffico] “Buongiorno a tutti, vi ringrazio per la pazienza, possiamo iniziare la riunione”;
- - Responsibility: in questo caso siamo ad un livello di maturità tale da prevenire determinate situazioni, mettendo in conto che le scelte e le azioni sono dettate solo da un nostro preciso volere, e quindi sono di nostra responsabilità.
Come si può intuire, si tratta di elementi sottili che permettono al professionista di fare le proprie scelte con coscienza e, all’interno di un Team, con riferimento allo specifico contesto. Una volta divenuti responsabili si può abbracciare con consapevolezza la potenza che si cela dietro un “self-organizating team” e, di conseguenza, cominciare a trasformare il Team in un High Performance Team.