Nel precedente post abbiamo cominciato a parlare di come, molto spesso, ci sia la necessità di impiegare diversi paradigmi operativi all’interno di una organizzazione, senza avere la presunzione di indicare un modo “migliore in assoluto”.
Questo ci porta a riflettere su quanto sia importante adattarsi in modo pragmatico alle iniziative specifiche e alle sfide che le caratterizzano.
Sto volutamente parlando di iniziative e non di progetti e/o prodotti, perché, come abbiamo detto nel post precedente, questi ultimi sono una struttura operativa per il raggiungimento del risultato.
Ma quindi quale strada scegliere o meglio, quali strumenti posso utilizzare per individuare se orientarmi su un progetto o seguire una logica a prodotto?
Prima di tutto proviamo a definire in modo un po' più esplicito il Project Management e il Product Management, senza nessuna velleità di dare la “definizione perfetta”:
- Il Product Management si occupa della gestione del ciclo di vita del prodotto, dalla sua ideazione iniziale, passando per le fasi del suo sviluppo, la sua introduzione sul mercato, la crescita e il ritiro. In questo percorso non esiste una definizione puntuale di constraints, ma solo delle aspettative e dei desiderata, essendo il tutto basato sul successo riscontrato dal prodotto nel mercato di riferimento.
- Il Project Managementsi occupa di rispondere ad un problema economico: efficientare l’azione di realizzazione di un prodotto o servizio. In questo scenario, il tempo, lo sforzo(effort) e l’ambito sono oggetto di una accurata definizione, arrivando a definire quanto necessario per consegnare fattivamente il prodotto (o i prodotti, deliverable) al cliente. Il tipico ciclo di vita di un progetto è caratterizzato da cinque fasi: avvio, pianificazione, esecuzione, monitoraggio/controllo e chiusura.
In generale, quindi, i due approcci hanno un confine ben delineato, contemplando comunque la possibilità di incastrarsi, come ottimamente riportato dal flusso rappresentato nell’immagine di seguito:
Ciclo di vita del Prodotto e del Progetto
Ovviamente, è possibile ragionare fin dalle prime fasi in ottica prodotto, senza per forza di cose dover attivare un progetto, ma molto spesso una nuova iniziativa in una medium/big company (in una startup tipicamente è diverso) parte proprio con l’ottica del progetto.
Quanto detto è un primo fattore di stimolo per riflettere su come lo scenario di governace operativo odierno sia più complesso che in passato e una solo opzione, una sola metodologia/framework, non è più sufficiente se si vogliono raggiungere obiettivi sfidanti in modo appropriato.
Quindi è fondamentale capire dove “cadono” le nostre iniziative, per identificare l’approccio migliore. Un utile strumento per riflettere su questo aspetto è il Diagramma di Stacey:
Diagramma di Stacey
In esso, sulle ordinate, si ha il livello di confidenza con l’ambito (Scope Definition Accuracy), mentre, sulle ascisse, si ha l’incertezza (Uncertainity), ovvero quanto si è confidenti su aspetti fondamentali come: tecnologia, skill, ecc.
Grazie al diagramma di Stacey è possibile creare una “categorizzazione relativa” delle diverse iniziative e decidere quale approccio applicare in relazione all’area di afferenza:
Tale modo di operare è fortemente pragmatico, abilitando le organizzazioni nell’individuare la scelta migliore in relazione al contesto, al team, e all’iniziativa specifica, senza cadere nella trappola del dogmatismo e ritenere che un approccio sia in “assoluto” la soluzione migliore, sempre e comunque.
Stay tuned