L’Immagine fluida del tempo che scorre

Una delle situazioni più difficili da gestire all’interno dei Team è la conflittualità che può sorgere tra i diversi membri che lo costituiscono.

Si tratta di un argomento molto delicato che rischia di mettere in discussione il lavoro di team building fatto nel tempo e di cui vanno capite le radici. Chiaramente, come ogni cosa, sarebbe opportuno evitare che gli aspetti di fondo diventino qualcosa di “accettato” piuttosto che trasformarli in elementi di discussioni miglioramento.

In un ambiente sano è più opportuno parlare di “diversi punti di vista”, piuttosto che conflitti frizioni, grazie ai quali i membri del team si confrontano apertamente, discutono e trovano un nuovo punto di equilibrio nel proprio Agile Landscape. Principali, ma non esclusive, fonti di conflitto nascono da questioni relative allo: scheduling, priorità, gestione delle risorse, rapporti organizzativi, problemi tecnici, procedure, questioni personali, ecc.

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In tutto questo, il team è certamente supportato dal Coach (o dallo Scrum Master), che trova la propria essenza nell’osservazione del contesto complessivo al fine di captare i segnali che potrebbero portare, letteralmente, il team ad implodere, annullando il beneficio stesso di un’azione Agile e ricreando un ambiente in cui ognuno segue esclusivamente obiettivi di comodo personale e non di valore complessivo.

Non è però così facile cogliere sempre cosa sta succedendo, e anche un facilitatore esperto può sottovalutare alcuni elementi o non dargli il giusto peso nel momento giusto. Alcune volte, inoltre, si può scegliere di aspettare per vedere se il team reagisce autonomamente ad eventuali frizioni ma poi ritrovarsi a dover affrontare una situazione ancora più grave.

Se siamo giunti ad una situazione in cui è necessario intervenire “di petto”, possiamo adottare un “meeting riflessivo” che pone gli interessati (evitate di coinvolgere tutto il team, generalmente il conflitto nasce e si sviluppa tra 2 o 3 membri specifici) difronte alla scelta di una risoluzione che sia presa per il team e non per sé stessi.

Una pratica che ho adottato con successo è quella della metafora del Liquid Mirroring, ovvero aprire una discussione con i seguenti elementi fisicamente presenti e ben in vista:

  • uno Specchio, per ricordarsi che siamo il primo nemico di noi stessi
  • dell’Acqua, per ricordarsi che abbiamo tutti qualcosa in comune
  • una Clessidra, per ricordarsi che il tempo è prezioso

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Questi oggetti fungono da forti catalizzatori e consentano di incanalane la discussione in funzione di quattro strategie chiave:

  • Win-Win, si trova un compromesso che soddisfi le diverse parti in gioco, accettando di sperimentare e di mettersi in gioco alla pari (è lo stesso concetto alla base di Scrum stesso).
  • Lose-Win, uno dei partecipanti decide che la propria posizione non è funzionale al successo del team e accetta di metterla da parte e concentrarsi sull’altra. In questo caso bisognerà poi far attenzione che non si presenti l’atteggiamento del “ve lo avevo detto!” che sarebbe ancora peggio.
  • Lose-Lose, si accantonano le diverse posizioni per una terza che, seppur non ottimale a prima vista, consente alle persone di lavorare serenamente. Bisogna, in questo caso, fare molta attenzione che la scelta non vada a discapito degli obiettivi qualitativi generali.
  • Win-Lose, si risolve il conflitto per scelta autoritaria (un manager, un leader, o, peggio, lo Scrum Master) ma si penalizza la crescita del team. Questa strategia è da usare solo in casi estremi in cui non si riesce a sfruttare una delle precedenti. In generale è da evitare con forza.

Questi strumenti possono essere usati nel cosiddetto Conflict Management e se il vostro lavoro è quello di Coach/Scrum Master, prima o poi, dovrete confrontarvi con la tematica e cominciare a costruire la vostra “cassetta degli attrezzi”.

 


Stay tuned :-)

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